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Veleni e rimpalli sulla sanità nelle Serre. Ma per il “San Bruno” finora pochi fatti

L’ospedale montano è l’unico presidio per migliaia di persone. Il Pronto soccorso resta in sofferenza e gli altri servizi a singhiozzo

Il dibattito su chi ci sia dietro alcune recenti polemiche sulle condizioni in cui versa l’ospedale “San Bruno” rischia di far perdere di vista la questione principale. Se è innegabile che l’argomento sanità debba essere trattato con responsabilità ed evitando strumentalizzazioni, non va dimenticato che al di sopra di tutto c’è il diritto alla salute di chi vive nei paesi delle aree interne del Vibonese. E che si tratta di un diritto in larga parte negato a migliaia di persone che abitano in una zona già di per sé marginale ed estremamente carente di infrastrutture e servizi pubblici. La conferma si è avuta nelle scorse settimane: l’utenza dell’ospedale è cresciuta ma in servizio al Pronto soccorso sono rimasti solo quattro medici e un anestesista, che con turni spesso massacranti provano a garantire le cure ai pazienti in condizioni oggettivamente difficilissime.
In questo scenario si sono innestate alcune prese di posizione veicolate da un «comitato» e da una «specializzanda». Nell’uno e nell’altro caso, hanno dichiarato all’unisono nove sindaci della zona, si tratta di nomi e sodalizi fittizi, inesistenti, utilizzati da qualcuno per gettare benzina sul fuoco rimanendo nell’ombra.

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