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Catanzaro, diffusione di video hard: giovane assolto

Tribunale di Catanzaro

Dopo ben otto anni di attesa, è finalmente giunta a conclusione l’odissea giudiziaria del catanzarese G. A., che si era ritrovato indagato, nel 2014, per una vicenda che destò molto scalpore in città, giacché riguardava la diffusione, tramite whatsapp, di video hard, autonomamente realizzati da una ragazza catanzarese -all’epoca minorenne- , aventi ad oggetto la sua persona.
Sin dall’inizio della vicenda, l’interessato, difeso dall’avvocato Nunzio Sigillò, del Foro di Catanzaro, aveva sostenuto con forza la sua totale estraneità al reato contestato, precisando di non avere in alcun modo partecipato alla realizzazione del materiale in questione e, tanto meno, di averlo mai diffuso o inviato a chicchessia.
L’avvocato Sigillò, dopo la sentenza, ha dichiarato che “già le risultanze delle indagini avrebbero potuto e dovuto indurre l’ufficio di Procura a non esercitare l’azione penale, considerato che, all’esito del sequestro, a carico del mio assistito, di tutti gli strumenti informatici astrattamente idonei allo scopo (telefoni, computers, macchine fotografiche), non era risultato nulla che potesse essere utilizzato per sostenere l’accusa in giudizio. Inoltre, la difesa, già all’udienza preliminare, aveva prodotto documentazione che dimostrava incontrovertibilmente che le dichiarazioni accusatorie della ragazza fossero frutto di fantasia e risultassero palesemente smentite dai messaggi da lei stessa inviati. Tuttavia, nonostante tale situazione di fatto, il Gip ha ritenuto di accogliere la richiesta di rinvio a giudizio, per cui il mio assistito, suo malgrado, ha dovuto ingiustamente sopportare anche l’umiliazione e la sofferenza di trovarsi imputato in un processo per un reato così infamante. L’esito del dibattimento ha confermato e rafforzato tutte le perplessità difensive, in quanto i numerosi testimoni dell’accusa e della parte civile non sono risultati minimamente idonei a dimostrare la colpevolezza dell’imputato, anzi essendo risultato l’esatto contrario”.

L’assoluzione è stata richiesta dallo stesso P.M. presente in udienza (Assumma) ed è stata sancita dal Tribunale (pres. Gennaro, a latere Fogari e Giacchetti), con la formula più ampia “per non aver commesso il fatto”. Il deposito della motivazione della sentenza avverrà tra 90 giorni.

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