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Borgia, la prostituzione era un “affare di famiglia”

L’inchiesta ha portato all’arresto di 5 persone

La prostituzione sulla costa ionica catanzarese era un “affare di famiglia”. Marito, moglie e fratello avevano messo in piedi un giro redditizio che ruotava attorno alla gestione di diverse case di appuntamento, nelle quali le squillo ricevevano i clienti. Antonio e Luigi Santoro, assieme alla moglie Giuseppina Macrillò, avevano messo su una vera e propria impresa del sesso, molto redditizia, perché le prostitute che occupavano gli immobili situati a Stalettì, Copanello e Squillace pagavano 50 euro al giorno per usufruire delle stanze messe a disposizione da Santoro che, a sua volta, era l’affittuario degli appartamenti di proprietà di Mario Astarita.
Un viavai di persone durante tutta la giornata, sotto gli occhi dei vicini, che non si è fermato neanche per via delle restrizioni anti-covid, neanche durante i primi mesi del lockdown. Gli appartamenti erano sempre pieni, le inquiline non mancavano mai, come si evince da alcune conversazioni captate fra Antonio Santoro e una delle prostitute. «Se magari c’è posto per uno per Squillace – dice la squillo – e per l’altro l’altra casa non ci sta problema… però siamo in due».

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