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Vibo, piazze-parcheggio che offendono l’identità

Tutto pensato e regolamentato da amministrazioni che negli anni hanno omologato lo sviluppo urbanistico al caos cittadino. Nessun progetto per esaltare i valori architettonici e storici dell’antica Hipponion. Da San Leoluca a piazza Diaz, passando per piazza Garibaldi: regna solo il posto auto

Le passeggiate dei nostri avi e quei bambini spensierati liberi di rincorrersi, in quello che è “il lor tempo miglior”. E poi, le panchine, il verde, qualche fontana ben curata, dove poter recuperare le energie dopo una lunga giornata di fatiche, lo svolazzare degli uccelli che per “lo liber ciel fan mille giri” in alcuni periodi dell’anno. Un tempo, era tutto questo e tanto altro la piazza. Ma queste sensazioni, queste emozioni, appartengono, nell’antica Hipponion di cui tutti si riempiono la bocca, a un periodo storico finito nel dimenticatoio collettivo.
Le numerose agorà del capoluogo, infatti, si sono trasformate in parcheggi per le auto, disposte su varie file, da un estremo all’altro del centro abitato. Così, il rombo dei motori, i fumi delle vetture, nel migliore dei casi, le urla degli ambulanti durante il mercato settimanale, hanno trasformato tali luoghi sacri della memoria in una bolgia infernale, dove non si riflette ma si urla, dove non ci sono spazi per respirare ma soltanto (nemmeno sempre) per parcheggiare alla meno peggio e magari azzuffarsi con chi si è fermato poco oltre.
Situazione da tempo ai limiti della vivibilità in Piazza Municipio, quella che Luigi Razza aveva pensato come il “Salotto buono” della città. Nelle ore antimeridiane è il caos con le auto disposte in doppia fila che impediscono di individuare qualche centimetro utile a donne ed uomini della terza età, ma non soltanto. Il tutto in attesa dei lavori che dovrebbero riqualificare uno spazio vitale divenuto il parcheggio forse più grande di una città che, di parcheggi pensati e realizzati, è letteralmente priva.

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