Tre persone rinviate a giudizio, non luogo a procedere per altri tre indagati e solo uno che ha chiesto e ottenuto di essere giudicato con rito abbreviato. Termina così l'udienza preliminare sul clamoroso caso del re degli assenteisti, Salvatore Scumace, 67 anni, dipendente, almeno sulla carta, dell’ospedale Pugliese di Catanzaro. Secondo l'accusa per oltre 15 anni non avrebbe mai varcato la soglia del suo ufficio, assieme a lui il gup ha rinviato a giudizio la dirigente delle Risorse umane dell'ospedale catanzarese Maria Pia De Vito e Nino Critelli che avrebbe preso il posto di Scumace come responsabile del Centro Operativo Emergenza Incendi. Cadono le accuse invece per Domenico Canino (62 anni, di Catanzaro), Laura Fondacaro (52 anni, di Soverato) e Antonio Molè (53 anni, di Catanzaro) rispettivamente presidente e componenti della commissione disciplinare. Infine il 25 gennaio avrà inizio il processo con rito abbreviato per il dirigente del Pugliese Vittorio Prejanò.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, nel 2005 il dipendente era stato assegnato al Centro operativo emergenza incendi dell’ospedale. Ma stando alle testimonianze di colleghi e superiori, e in base ai riscontri dai tabulati di presenza, non sarebbe mai stato in quell’ufficio. Anzi, secondo gli inquirenti, a tale scopo avrebbe fatto ricorso, tramite terzi, a condotte estorsive per far chiudere un occhio sulla propria condotta a una responsabile di settore dell’epoca. Circostanze che si sarebbero ripetute anche con i funzionari ora indagati. Nel 2020 l’Azienda ha avviato un primo procedimento disciplinare finito con un’archiviazione; solo a ottobre 2020, un altro procedimento è culminato nel suo licenziamento. Secondo quanto ricostruito dalla Finanza Scumace sarebbe riuscito a intascare 538mila euro.
Caricamento commenti
Commenta la notizia