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Catanzaro, tanti "non ricordo" di Petrini al maxi processo Scott Rinascita

Il giudice Marco Petrini

Le dichiarazioni rese dall’ex presidente di sezione della Corte d’Appello di Catanzaro Marco Petrini ai pm di Salerno hanno fatto aprire nuovi fascicoli di indagine. È quanto emerso ieri dall’escussione dello stesso magistrato nell’ambito del maxi processo Scott Rinascita. Per il resto nell’ora e mezza in cui è stato sentito Petrini non ha fornito molti chiarimenti sulle pesanti accuse che aveva lanciato nei suoi primi verbali, poi da lui stesso smentiti, nei confronti dell’ex senatore Giancarlo Pittelli, di altri avvocati e magistrati del distretto di Catanzaro. Davanti alle domande del sostituto procuratore Antonio De Bernardo l’ex presidente ha opposto una serie di «non ricordo» per poi avvalersi anche della facoltà di non rispondere prevista per i testi che siano coinvolti in indagini su reati connessi. È il caso di Petrini che risulta indagato sempre a Salerno assieme a Pittelli con l’accusa di corruzione in atti giudiziari. Secondo l’accusa il penalista catanzarese avrebbe promesso a Marco Petrini, «una somma di denaro non precisata quale corrispettivo della revoca del provvedimento di confisca dei beni di Rocco Delfino, imprenditore legato alla cosca Molè-Piromalli». Alla domanda però circa i suoi rapporti con l’ex senatore di Forza Italia, imputato nel maxi processo, Petrini ha risposto così: «Avevo con lui un normale rapporto tra avvocato e giudice».

Approfondimento domani sulle pagine della Gazzetta del Sud - Edizione di Catanzaro

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