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Centrale a gas dell’Eni, è ancora braccio di ferro sulla bonifica del sito di Crotone

Scontro con le Agenzie ambientali

Bonifica o messa in sicurezza operativa? È braccio di ferro tra Eni e Agenzie ambientali sul tipo di risanamento ambientale da effettuare per l’area sulla quale sorge la Centrale gas di proprietà del Cane a sei zampe. Si tratta dello stabilimento che, ricompreso nel Sin di Crotone-Cassano-Cerchiara, lavora il metano estratto dalle piattaforme posizionate davanti alle coste crotonesi: Luna A, Luna B ed Hera Lacinia.
Da un lato c’è la società petrolifera che, nell’ambito di una riunione tecnica presieduta dal ministero della Transizione ecologica, ha proposto la messa in sicurezza operativa (Miso) del sito inquinato. Dall’altro, Arpacal e Ispra che hanno sollecitato la rimozione totale o parziale di benzene ed idrocarburi ammassati in concentrazione elevata (così com’è stato accertato dall’analisi di rischio approvata dal Mite nel 2021), per evitare il passaggio della contaminazione dai terreni alle acqua di falda. Si spiega così l’ipotesi avanzata sia dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente in Calabria che dall’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale, di superare l’idea progettuale della messa in sicurezza allo scopo di procedere con una bonifica biologica attraverso la tecnica della bioventilazione.

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