«L’intervento edilizio è stato illegittimamente assentito». Lo scrive il Tribunale di Crotone nelle motivazioni della sentenza con la quale, lo scorso 20 luglio, ha condannato i nove imputati coinvolti nel processo di primo grado nato dall’inchiesta della Procura che, il 6 maggio 2021, portò al sequestro dei 18 bungalow in legno ma con base in calcestruzzo, messi in piedi a pochi metri dal mare dentro il complesso turistico-ricettivo del “Lido degli scogli” in viale Magna Grecia. «La realizzazione delle opere - osserva il collegio presieduto da Elvezia Cordasco (a latere le giudici Odette Eronia, estensore del provvedimento, e Assunta Palumbo) - approvata dal Comune sulla base dell’eccezionale strumento normativo del cosiddetto Piano casa, non poteva in alcun modo» essere autorizzata. Il motivo? Sia perché «le regole derogatorie del Piano non trovano applicazione» trattandosi di un’area ad «elevata pericolosità idraulica», sia perché «non sono stati rispettati i limiti quantitativi e qualitativi posti dal Piano». Inoltre, alla «non applicabilità del Piano casa», si aggiungono «le regole ordinarie degli strumenti urbanistici – si legge nella sentenza - tra cui anche le norme tecniche di attuazione del Piano regolatore generale» che «impediscono l’uso del calcestruzzo» su una zona «classificata come “Litorale libero in area urbana”». Le strutture, infatti, sono state messe in piedi «in difformità rispetto al titolo autorizzativo che non prevedeva l’uso del calcestruzzo e faceva riferimento a superfici inferiori rispetto a quelle effettivamente» costruite.
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