La nuova vita di Fondazione Betania, ora Karol Betania Strutture sanitarie, è iniziata da qualche mese con la new company chiamata a risollevare le sorti di una realtà assistenziale nata a Catanzaro nel 1944. A delinearne il futuro è Marco Zummo, amministratore delegato.
Fondazione Betania ha quasi 80 anni di storia ma arriva da un periodo difficile: finanze in crisi, tensioni con i dipendenti, stipendi arretrati. Cosa vi ha spinto in questa avventura?
«Quanto successo a Betania è in linea con quello che si vive a livello nazionale: tante strutture religiose che hanno gestito realtà sanitarie si stanno rivolgendo a soggetti più strutturati. Anche noi ci stiamo muovendo in diverse parti d’Italia perché fa parte della nostra storia: raccogliamo le esigenze del mondo ecclesiale e delle congregazioni per affiancarle e portare il nostro know how contribuendo allo sviluppo aziendale. A Betania ci avviciniamo con grande responsabilità e rispetto verso una Fondazione che è un patrimonio importante di personale e di storia assistenziale».
Quali sono i progetti per la new.co Karol Betania?
«Cercheremo di valorizzare l’offerta da un punto di vista scientifico e clinico, per dare il massimo e migliorare quanto si può: abbiamo anche nominato un direttore scientifico, Andrea Fabbo, che è tra i massimi esperti di fragilità. A Betania porteremo metodologie che già applichiamo nelle nostre strutture, con un approccio assistenziale e terapeutico specifico.
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