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Isola Capo Rizzuto, appartamenti del clan intestati a prestanome? Chieste due condanne

Sott’accusa Pasquale Arena figlio del boss defunto e un imputato 70enne

Il sostituto procuratore della Dda Domenico Guarascio

«C’è stata una scissione totale della titolarità del bene tra l'intestatario e il reale utilizzatore dello stesso». E ancora: «I soldi investiti nella ristrutturazione dell’immobile sono risorse di proventi illeciti per favorire gli interessi della cosca Arena». In questi due passaggi c’è la sintesi della discussione che ieri il pm della Dda di Catanzaro, Domenico Guarascio, ha illustrato davanti al Tribunale di Crotone nel processo di primo grado a carico di due imputati che devono rispondere del reato di trasferimento fraudolento di valori aggravato dalla finalità 'ndranghetistica.
Sotto accusa sono finiti il 55enne Pasquale Arena, figlio di Nicola Arena, il defunto boss del ceppo “Cicala” dell’omonima cosca di Isola Capo Rizzuto deceduto da alcune mesi, e Francesco Scino, 70 anni. Per ambedue il pubblico ministero ha chiesto la condanna a 2 anni e 6 mesi di carcere ciascuno al termine della sua requisitoria.
Il procedimento è nato da uno stralcio dell’inchiesta “Insula” che coinvolse tra gli altri l’ex sindaca di Isola Capo Rizzuto, Carolina Girasole, scagionata però in tutti e tre gradi di giudizio.

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