Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Rocca di Neto, blitz contro il clan Corigliano. Quindici restano in carcere

Scattano i domiciliari per altri tre indagati. Convalidati dal gip i fermi dei sodali della cosca

«Da una parte l’organizzazione criminale ha cercato di monitorare indagini in corso», dall’altra «si predisponevano vie di fuga e luoghi adatti per sopportare lunghi periodi di latitanza». Lo scrive il gip del Tribunale di Crotone, Massimo Forciniti, nell’ordinanza con la quale ieri, dopo aver convalidato il fermo dei 18 indagati coinvolti nell’operazione della Dda di Catanzaro contro la cosca Corigliano-Comito di Rocca di Neto, ha emesso la misura della custodia cautelare in carcere per 15 accusati, e disposto gli arresti domiciliari per gli altri tre. Contestualmente, il giudice delle indagini preliminari ha dichiarato la propria incompetenza funzionale e ha trasmesso gli atti al Tribunale di Catanzaro che, adesso, ha 20 giorni di tempo per pronunciarsi sulle misure.

Per il giudice Forciniti, il clan rocchisano finito nella rete della Procura antimafia annovera «componenti» che si sono impegnati «nel reperire notizie delle indagini in corso, nonché a prefigurarsi pesanti interventi dell’autorità giudiziaria e a predisporre strumenti e risorse per consentire ai sodali» di «sottrarsi a possibili arresti». Da qui «la sussistenza del pericolo di fuga» di tutti gli indagati col rischio di «perdere le loro tracce». Le indagini dei poliziotti della Squadra mobile di Crotone avrebbero dimostrato come Pietro Corigliano, presunto capo della ‘ndrina di Rocca di Neto, avesse manifestato «l’intenzione di sottrarsi ad un eventuale cattura» cercando riparo «in un’area segreta situata in località “Pedalaci”, già utilizzata in situazioni simili».

Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro

Caricamento commenti

Commenta la notizia