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Petilia Policastro, omicidio Vona: la Dda impugna l’assoluzione del mandante

Le dichiarazioni del pentito Iaquinta inducono il Pm antimafia a fare appello contro la sentenza di non colpevolezza di Curcio

Il collaboratore di giustizia Domenico Iaquinta

Massimo Vona, detto “Malutiempu”, «era un soggetto che intendevano eliminare». E ancora: «Posso dire per esperienza che un omicidio del genere non poteva avvenire sul territorio senza, quanto meno, il permesso del capo locale di Petilia che in quel periodo era Rosario Curcio». Queste poche parole del 40enne collaboratore di giustizia Domenico Iaquinta, ex esponente di spicco del clan Bagnato di Roccabernarda, hanno convinto la Dda di Catanzaro a ricorrere in Corte d’Assise d’Appello contro la sentenza del procedimento di rito abbreviato nato dall’inchiesta “Eleo” nella parte in cui, il 13 luglio scorso, Rosario Curcio, detto “Pilurussu”, è stato assolto dall’accusa di essere il mandante dell’omicidio di Massimo Vona.
Il 44enne, assassinato a Petilia Policastro il 30 ottobre 2018 per la Dda sarebbe stato ucciso da Pierluigi Ierardi con due colpi d’arma da fuoco e il corpo poi fatto sparire. E se nel corso dell’udienza preliminare di “Eleo”, il pm Pasquale Mandolfino aveva chiesto e ottenuto dal gup che Curcio venisse scagionato dall’omicidio, le nuove dichiarazioni rese dal pentito Iaquinta lo scorso 28 settembre hanno indotto lo stesso pubblico ministero a rivedere la propria posizione su “Pilurusso”. Il quale, nell’abbreviato di “Eleo” è stato condannato a 8 anni e 8 mesi di carcere per estorsione e armi con altri sette imputati.

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