Sono le 11 di una mattinata nel pieno delle festività natalizie e il Pronto soccorso dello Jazzolino scoppia di gente. L’infermiera del triage continua affannosamente a registrare pazienti in arrivo, mentre i colleghi del reparto sono oberati dal lavoro. All’esterno decine di parenti in attesa di ricevere notizie dai pazienti distribuiti tra sedili e barelle. C’è chi è già stato visitato e chi invece attende ancora il proprio turno. «Oggi i medici ci sono tutti – spiega un’operatrice sanitaria – ma si fa ugualmente fatica a smaltire l’utenza». L’unico punto di riferimento del territorio, da quando gli altri ospedali sono chiusi – senza dimenticare le falle della medicina del territorio – e nel nosocomio cittadino giungono utenti da tutta la provincia. «Sono in attesa dalle sei di mattina – commenta una donna –, le notizie dall’interno arrivano con il contagocce. Dopo circa 6 ore ho saputo che la zia è stata visitata, ma adesso bisogna aspettare per capire se dovrà essere ricoverata». Su una panca un’altra donna aspetta da mezzanotte per sapere come andrà a finire per il proprio padre. Ha addosso una coperta di pile e si lamenta per il trattamento ricevuto. «Fa freddo – rileva – ed è dura restare fuori per tutta la notte. In passato c’era una sala d’attesa per i parenti, ma con il covid la situazione è peggiorata. Siamo fuori all’addiaccio e nessuno ci dà retta. Se chiediamo qualcosa ci rispondono pure male». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro