A distanza di 12 anni dal suo primo approdo, trainato da tre rimorchiatori d’altura ieri è ritornato nel mare di Crotone l’impianto di perforazione Key Manhattan, di proprietà dell’azienda Shelf Drilling con sede a Dubai, che consentirà all’Eni di ripristinare due giacimenti di gas naturale già esistenti al largo delle coste cittadine e di potenziarne un terzo. L’unità mobile, che occuperà uno specchio d’acqua di circa 3 mila metri quadrati, si affiancherà per i prossimi sei mesi alla piattaforma Hera Lacinia Beaf (che insiste sulla concessione D.C1.AG), la struttura reticolare a quattro gambe che tramite condotte sottomarine trasferisce il metano portato in superficie nella Centrale gas di Crotone per essere trattato e successivamente immesso nella rete nazionale.
L’obiettivo del Cane a sei zampe è incrementare l’estrazione annua di gas naturale fino a 700 milioni di metri cubi standard dai pozzi offshore. Volumi, questi, che corrispondono al doppio di quanto attualmente la multinazionale estrae dai fondali crotonesi attraverso le piattaforme marine Luna A, Luna B ed Hera Lacina Beaf. La società di Stato, infatti, da un lato è decisa a riattivare due pozzi (Luna A 41 dir A e Hera Lacinia 17 dir) che hanno cessato di erogare metano rispettivamente a novembre 2018 e gennaio 2020 in seguito alla «produzione di sabbia». Mentre per un terzo giacimento (Hera Lacinia 16 dir), l’Ente nazionale idrocarburi è risoluto a mettere un segno più sull’estrazione di gas in quanto la sua portata, da fine 2020, è passata da 200 Ksm³/g (200 mila metri cubi standard, unità di misura per calcolare le quantità di idrocarburi) a circa 30 Ksm³/g, per poi ridursi «fino all’attuale portata» di 20 Ksm³/g.
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