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Falso ginecologo a Soverato, il coraggio di una donna abusata: "Non siamo sole"

"Non tutte le ferite si chiudono con estrema facilità – si legge nella lettera firmata da una delle vittime del presunto violentatore seriale – il tempo le cura, ma alcune non guariscono mai per davvero. Soprattutto le ferite dell’anima"

Tra una settimana arriverà il verdetto del Gup sul rinvio a giudizio o meno del falso ginecologo - accusato di abusi da oltre 60 donne - che era in servizio nell’ospedale di Soverato.
La vicenda processuale però da tempo si sovrappone a quella umana di una comunità che si schiera senza riserve dalla parte delle vittime a cui si è affiancato ufficialmente anche il Comune di Soverato che sarà parte civile nell’eventuale processo a carico del medico. Quanto ciò possa avere avuto significato lo testimonia la lettera di una delle donne che hanno denunciato gli abusi, che scrive alla comunità soveratese e a tutte le persone che, in questa vicenda, non hanno avuto dubbi sulla posizione da assumere.
"Non tutte le ferite si chiudono con estrema facilità – si legge nella lettera firmata da una delle vittime del presunto violentatore seriale – il tempo le cura, ma alcune non guariscono mai per davvero. Soprattutto le ferite dell’anima. A quasi un anno di distanza dalla denuncia, ancora la mia ferita è aperta e brucia. Ho provato a ricucirla distrattamente, ma non ha funzionato. Non è facile ammettere di essere stata vittima di violenza. Non è facile accettare di essere stata ingannata, raggirata e presa in giro".

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