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Processo “Reventinum” a Lamezia, legale rinuncia alla difesa

Il procedimento contro la cosca “della montagna”. Decisiva la ritrattazione di Antonio Scalise

Tribunale di Lamezia

Nuovo “colpo di scena” nel processo “Reventinum” che si sta celebrando davanti al Tribunale collegiale di Lamezia Terme (presidente Angelina Silvestri). L'avvocato Michele Gigliotti ieri mattina ha preannunciato di voler rinunciare alla difesa di Antonio Scalise, uno degli indagati nel procedimento contro la cosca “della montagna”. Una rinuncia che verrà formalizzata prima della successiva udienza del processo, fissata per il prossimo 25 gennaio, quando saranno esaminati gli imputati. Sei le persone indagate nel processo “Reventinum”, accusate a vario titolo di associazione a delinquere di tipo mafioso, sequestro di persona, omicidio, estorsione, danneggiamento, violenza privata.
Poco prima di Natale Antonio Scalise aveva ritrattato le dichiarazioni rese precedentemente,  quando aveva espresso l’intendimento di collaborare con la giustizia. «Sono stato usato, queste cose me le hanno fatto scrivere forzate», ha riferito in Aula Scalise, che solo pochi mesi fa aveva parlato con i magistrati della Dda di Catanzaro, confermando il potere di Pino e Luciano Scalise sull’area del Reventino, decidendo così di sconfessare del tutto le sue dichiarazioni. Rispondendo alle domande della pm Anna Chiara Reale, l’esponente della famiglia Scalise (assistito dall’avvocato Michele Gigliotti) ha sostenuto che «le cose» messe nero su bianco nei verbali di quest’estate «sono tutte ricostruite. Posso solo dire che non è vero. Mi hanno usato come uno scudo di ferro».

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