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Viaggio tra rifiuti e reparti senza medici a Vibo: luci e ombre dell’ospedale Jazzolino

Le testimonianze dell’utenza alle prese con visite e lunghe attese. Ortopedia e Pronto soccorso nel caos: «Siamo allo sbando»

È un viaggio “controcorrente” quello nel circuito della sanità vibonese. Un viaggio tutto in salita che, purtroppo, racconta di disagi e disservizi, di ritardi e lunghe attese. L’itinerario si snoda nei vari reparti dello Jazzolino, il nosocomio più grande della provincia. Ospedale “Spoke”, lo hanno battezzato nella fase di riordino della sanità, quando presìdi come Nicotera e Soriano sono stati chiusi e convertiti in Case della salute, dove vengono erogati servizi diversi dal ricovero.
Ma la storia non finisce qui. Con il piano di riordino, anzicchè potenziare lo Jazzolino, le criticità strutturali e la mancanza di risorse hanno finito per affossarlo completamente. Dunque, se prima del commissariamento la Sanità era costosa, perché vaporizzata in una miriade di piccoli ospedali poco efficienti, dopo la stretta economica è andata anche peggio, perché all’inefficienza si è aggiunta la penuria di posti letto e di personale. Così la fiducia dei cittadini nell’assistenza sanitaria locale è andata via via scemando. Tant’è che ormai da anni è in atto un’emorragia verso altre città e altre aziende sanitarie, prevalentemente del centro-nord, dove poi a lavorare ci sono operatori sanitari di origine calabrese.
«Ho effettuato ben sette interventi a Milano – racconta Mariuccia di Mileto, in coda in uno degli ambulatori dello Jazzolino –. Ormai l’emigrazione sanitaria è all’ordine del giorno, perché in questo distretto i servizi sono inesistenti». Maria Rosa invece ha un figlio affetto da patologia rara pure lui costretto ai viaggi della speranza. Molto critica Assunta Ranieri di Arena. «Mi hanno prenotata per il rinnovo dell’esenzione del ticket a Soriano – spiega –, fornendomi una data e un orario. Mi sono presentata e mi hanno detto che non era giornata di ricevimento».

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