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Lamezia, sui beni confiscati serve una svolta

La Fondazione con il Sud prospetta nuove modalità per gestire i “tesori” sottratti al malaffare

Un nuovo sistema per gestire i beni confiscati al malaffare, un patrimonio da rendere fruibile e restituire alla collettività. Questo il leitmotiv dell’incontro tenutosi ieri mattina all’Oasi Bartolomea alla presenza di esponenti istituzionali e rappresentanti del Terzo settore. L’iniziativa è stata voluta dalla Fondazione con il Sud che già in altre regioni come la Campania, e ora anche in Calabria, ha aperto la discussione su un nuovo modello di gestione dei ‘tesori’ tolti alla criminalità organizzata. Il dibattito lametino ha visto come coo-promotori anche la sezione calabrese del Forum del Terzo Settore e la Comunità Progetto Sud di don Giacomo Panizza che, da oltre vent’anni, gestisce diversi beni confiscati disseminati sul territorio locale. Modelli di co-gestione da mutuare anche in altre realtà. Luigi Lochi, coordinatore del gruppo di lavoro permanente sui beni confiscati della Fondazione con il Sud, ha delineato una sorta di mappa dei beni sottratti alle mafie che in tutta Italia sono 45mila (alcuni da destinare, altri già assegnati) per un valore complessivo di 35 miliardi di euro. Ad essi si aggiungono altri due miliardi di valore tra auto, imbarcazioni e simili. Un patrimonio che rappresenta il 2% del Pil. La Fondazione con il Sud ha già valorizzato oltre cento beni impegnando 21 milioni di euro; in Calabria i beni riqualificati grazie al sostegno della Fondazione sono attualmente 17, per i quali sono stati stanziati 4,5 milioni di euro.

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