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Sant'Onofrio, Rinascita Scott 3 e il ruolo dei collaboratori

L’operazione della Dda fa luce sull’attività di riciclaggio facendo emergere il coinvolgimento dei locali negli affari della cosca

È un filo che lega le indagini, attraverso le tracce dei soldi che ruotavano intorno alle diverse società, da Sant’Onofrio e fino Budapest. Rinascita Scott 3 mostra come i tentacoli della ‘ndrangheta si muovono fuori dai confini, come avviene il riciclaggio. Investimenti immobiliari, criptovalute, il nuovo volto della ’ndrangheta. Sotto la lente gli affari del clan Bonavota e quanti al loro servizio avrebbero agevolato le attività di riciclaggio. Un puzzle i cui tasselli vengono rimessi in ordine dal Ros dei Carabinieri e dalla Dda di Catanzaro e in cui risulta fondamentale il contributo dei collaboratori di giustizia per capire il coinvolgimento degli affiliati locali nelle dinamiche criminali poste in essere dal clan Bonavota, individuando nel caso degli esponenti della famiglia Caparrotta quali «soggetti attivi» e «disponibili a farsi carico di volta in volta dei compiti assegnati».
Le indagini confermano, infatti, la sussistenza di stretti legami tra Basilio Caparrotta (‘61) e Giovanni Barone. E l’attività prestata dal Caparrotta individuato come “il braccio violento” per conto del commercialista «al fine di risolvere questioni dallo stesso ritenuto scomode nella gestione della società». E la consapevolezza di fare parte dello stesso gruppo criminale viene ulteriormente confermata dalle dichiarazioni in ordine alla «comune appartenenza alla “Assocompari” qualificata come un’associazione avente sede legale a Vibo, nel cui ambito operativo qualcuno avrebbe preso “botte”». Particolari che trovano riscontro nelle dichiarazioni dei pentiti – definite «convergenti e univoche» – che confermano i rapporti tra i Caparrotta e il clan. In tal senso, rilevanti – come scrive il gip nell’ordinanza – «ai fini della valutazione dell’intraneità alla cosca Bonavota degli indagati Basilio Caparrotta (classe 61), Basilo Caparrotta (classe 71) – per entrambi misura cautelare in carcere – e Gerardo Caparrotta (indagato a piede libero)» sono state le dichiarazioni rilasciate da Andrea Mantella, Bartolomeo Arena, Loredana Patania e Raffaele Moscato, la cui attendibilità risulta vagliata già nell’ambito del procedimento Rinascita Scott. Proprio seguendo il filo delle dichiarazioni di Andrea Mantella (interrogatorio del 21 aprile 2021) emerge come Basilio Caparrotta (‘61) e Gerardo Caparrotta «risultano interni al clan Bonavota» e gli stessi avrebbero svolto «ruoli di prestanome (soprattutto Gerardo), nonché fornito supporto logistico (Basilio ’61) per conto del gruppo criminale». E lo avrebbero fatto fornendo alla cosca un luogo sicuro (due masserie di loro proprietà, una sita a Sant’Onofrio/Stefanaconi in località Morsillara e una a Maierato/Sant’Onofrio in località Petrara) dove occultare a vario titolo oggetti riconducibili a vari reati, nonché latitanti, tra cui lo stesso Mantella.

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