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Rogo mortale a Catanzaro, si riaprono le porte di casa Corasoniti

Un ultimo sopralluogo nella casa di via Caduti XVI Marzo 1978 dove il 22 ottobre scorso hanno perso la vita i tre fratelli Corasoniti Saverio, Aldo Pio e Mattia. Le porte di quell’appartamento si riapriranno il prossimo 17 febbraio per consentire nuovi accertamenti che possano dare certezze sulle cause dell’incendio. Lo ha deciso il consulente Daniele Menniti, docente dell’Università della Calabria specialista in ingegneria elettrotecnica, cui si è rivolto il pm titolare del fascicolo Francesco Bordonali per avere una relazione su quanto sia potuto accedere la notte del 22 ottobre. Agli accertamenti potranno partecipare anche l’avvocato Ettore Giovanni Fioresta, che rappresenta Vitaliano Corasoniti e la madre Maria Spina, che ha affidato l’incarico all’ingegnere Giovanni Brusco, l’avvocato Francesco Gigliotti che assiste i parenti della signora Rita Mazzei e che si è affidato al presidente dell’Ordine degli ingegneri Gerlando Cuffaro. Con questa seconda ispezione nei luoghi della tragedia il lavoro del consulente dovrebbe essere terminato. Subito dopo ci si attende il deposito della relazione che dovrebbe dare risposte sulle possibile cause di innesco del rogo.
Stando all’incarico della Procura il consulente dovrà provare a sciogliere gli interrogativi che ancora persistono sull’origine delle fiamme. Più in particolare il pm ha chiesto di accertare se l’innesco del rogo sia scaturito da fenomeni elettrici. Ossia se vi fossero nell’appartamento dei Corasoniti delle apparecchiature di protezione dell’impianto elettrico, come il “salvavita”; oppure se le fiamme siano state scatenate da prolunghe male utilizzate o da scariche elettriche provocate dal malfunzionamento o dal surriscaldamento di apparecchi elettrici. Ma i quesiti del sostituto procuratore riguardano anche la possibilità che l’incendio sia stato determinato o favorito dall’azione di qualcuno. Già il 22 novembre scorso il consulente assieme ai periti di parte e ai carabinieri aveva effettuato un primo sopralluogo che era durato circa tre ore e si era concentrato sull’impianto elettrico e sul contatore di casa Corasoniti.

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