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Bambino in classe senza assistente a Pizzo, se la burocrazia non crea inclusione

La denuncia di Alfonso Belsito: l’addetto alla comunicazione giunto solo a marzo. «Enti indifferenti ai bisogni speciali, altro che normalità»

La normalità. Quella che spesso non deriva da patologie o disabilità. Perché, a volte, ci sono bambini che, spesso convivono con problematiche. Le affrontano, giorno dopo giorno, insieme alle famiglie. Ma, poi, c’è la burocrazia, spesso ci sono le carenze del sistema. Quelle che negano la normalità.
Così se anche la famiglia riesce a colmare tanti vuoti, se il sistema si inceppa, ecco che la normalità è preclusa. E in quel “sistema” la scuola certamente ha un ruolo fondamentale. Purtroppo però non sempre le cose seguono la giusta via, così ci sono dei bambini che rischiano di restare esclusi. Eppure, mentre valuta l’abbattimento delle barriere architettoniche, il mondo istituzionale (scuola e Comune) dovrebbe avvantaggiare l'inclusione anche attraverso la presenza di ruoli fondamentali, quali assistenti alla persona e alla comunicazione, assicurando supporto e assistenza agli alunni con disabilità.
«Mio figlio – denuncia amareggiato Alfonso Belsito – frequenta la 5^ elementare ma, soltanto ieri (13 marzo) ho avuto modo di conoscere l’assistente alla comunicazione. Eppure l’anno scolastico è iniziato a settembre. Sembra una beffa: giusto il tempo di approcciarsi col bambino e ci saranno le vacanze pasquali e, tra non molto, finirà la scuola. Oltre al fatto che ancora manca l’assistente alla persona».

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