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Vibo, i tentacoli della ’ndrangheta negli enti e nella politica

La capacità dei clan di infiltrarsi nella “cosa pubblica” ancora una volta emerge nella relazione dell’Antimafia e diventa monito

Le audizioni che la Commissione parlamentare Antimafia ha svolto a Vibo nell’ottobre del 2020 hanno confermato come sia «necessario tenere alta la soglia di attenzione sul versante delle competizioni elettorali, ove si impone una costante azione di monitoraggio da parte delle Prefetture, nonché sul versante dell’affidamento di forniture e lavori pubblici». La relazione conclusiva – pubblicata nelle scorse settimane – che dà conto delle attività svolte dall’organismo parlamentare nella passata legislatura contiene un focus sul territorio vibonese che, pur confermando una situazione nota, offre comunque degli spunti di riflessione.
La relazione fissa infatti come «principale elemento di forza» dei clan vibonesi la capacità di entrare nelle articolazioni locali dello Stato «deviandone l’azione al soddisfacimento degli interessi della criminalità organizzata». Ciò, secondo la Commissione Antimafia, è «confermato dal numero e dalle motivazioni» dei provvedimenti di scioglimento dei Consigli comunali in provincia: quello di Tropea ad agosto 2016, Nicotera a novembre, Limbadi ad aprile 2018, San Gregorio di Ippona e Briatico a maggio dello stesso anno, Pizzo a febbraio 2020. A questi si è ora aggiunto anche Soriano (giugno 2022) per un totale di 7 Comuni del Vibonese commissariati per mafia negli ultimi 7 anni.

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