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La truffa di un vibonese, 100mila euro in lingotti in cambio di una valigetta e caffè

Una delle presunte truffe di Vavalà coinvolto nell’operazione della Dda di Torino. L’uomo di Maierato faceva leva sull’appartenenza a famiglie calabresi

Oltre 100mila euro in lingotti d’oro in cambio di una valigetta piena di carta e caffè. Si tratta di una delle presunte truffe di cui è accusato un vibonese coinvolto nell’operazione antimafia “Cagliostro” condotta nei giorni scorsi dalla Dda di Torino. A Francesco Vavalà, detto “Franco l’ippopotamo”, 67enne nato a Maierato e residente a Genova, la presunta truffa dei lingotti d’oro viene contestata assieme ad altri otto indagati tra cui Domenico Alvaro, 46enne originario di Sinopoli che, secondo il giudice che ha vergato l’ordinanza di custodia cautelare, sarebbe il capo del “locale” di ‘ndrangheta attivo a Ivrea. Vavalà, precisa il gip, non appartiene al “locale”, tuttavia «si distingue per il ruolo e per la rilevanza dei contributi offerti nella perpetrazione dei reati fine» aggravati dal metodo mafioso.
La Dda accusa gli indagati di aver truffato alcuni imprenditori col seguente stratagemma: accreditandosi «come persone legate a “famiglie” criminali calabresi» avrebbero proposto alle vittime di partecipare a un’operazione di riciclaggio acquistando cospicue somme di denaro “sporco” in cambio del pagamento di una somma inferiore a titolo di prezzo, previo versamento di un acconto. In un caso avrebbero mostrato ad uno di questi imprenditori tre sacchi pieni di mazzette di banconote da 500 euro per convincerlo della buona riuscita dell’operazione, ottenendo come corrispettivo «preziosi e orologi per un valore commerciale di circa 380.000 euro».

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