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Briatico, la ’ndrangheta e i terreni da occupare: il pastore che voleva “sistemare” Gratteri

Nell’indagine emerge la pervasività dei metodi della mafia rurale

L’indagine “Maestrale-Carthago” conferma come la ’ndrangheta abbia ormai consolidato i legami con la politica e l’imprenditoria, ma al netto delle presunte complicità dei “colletti bianchi” il potere delle varie cosche continua a fondarsi sul predominio nel territorio di riferimento. Sono emblematici, in questo senso, alcuni episodi confluiti nell’inchiesta che riguardano la pratica quasi ancestrale dell’occupazione fisica dei terreni con i tipici metodi delle mafie rurali. Tra gli indagati figura un 31enne, Giuseppe Barbieri, detto “Peppareju”, detenuto per altra causa e ora accusato di pascolo abusivo, invasione di terreni, tentata violenza privata e tentata estorsione, tutti aggravati dal metodo mafioso. Ad una delle sue presunte vittime, da cui avrebbe preteso «sia i capannoni con le campagne che la casa», avrebbe detto: «Portalo qui quel cornuto di Gratteri che non vedo l’ora di sistemarlo».
Sarebbe successo in un terreno a Briatico in cui Barbieri avrebbe fatto pascolare il suo gregge, secondo l’accusa «avvalendosi della forza intimidatrice derivante dall’appartenenza alla ’ndrangheta, ed in particolare alla ’ndrina di Cessaniti intranea alla “Locale di Zungri”».

 

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