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«Armi feroci» dalla Croazia ai clan del Vibonese

Il rifornimento dai paesi dell’ex Jugoslavia al centro dell’inchiesta “Maestrale - Carthago”

Un potenziale canale per il traffico di armi «feroci» che porta ai Paesi dell’ex Jugoslavia, in particolare alla Croazia. Emerge anche questo dalle carte dell’inchiesta “Maestrale-Carthago” che ha coinvolto 167 indagati e ha assestato un duro colpo a diversi clan della provincia.
Incrociando gli elementi emersi dalle intercettazioni con i rinvenimenti e i sequestri effettuati dalle forze dell’ordine, la Dda di Catanzaro ritiene di aver ricostruito come il “locale” di ‘ndrangheta di Zungri, e in particolare la ‘ndrina di Cessaniti, avesse una «facile e considerevole pronta disponibilità di armi, munizioni e veicoli rubati», spesso occultati all’interno di casolari o in terreni non recintati e abbandonati che si trovano in prossimità delle proprietà di presunti capi e affiliati del clan.
Tra i presunti esponenti «di rilievo» della ‘ndrina che se ne sarebbero occupati la Procura antimafia pone al vertice Francesco Barbieri (cl. 1965) e annovera Antonino Barbieri, Francesco Barbieri (cl. 2001), Michelangelo Barbieri, Cristian Surace e Costantino Gaudioso. È proprio quest’ultimo, in una conversazione intercettata, a proporre al presunto capo ‘ndrina di Cessaniti di «rifornirsi di armi attraverso un proprio canale in Croazia».

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