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Catanzaro, due volte in manette in poche ore

Il 20enne arrestato per le violenze sulla fidanzata minorenne si allontana da casa, il giudice conferma i domiciliari

Resta agli arresti domiciliari il 20enne marocchino che, dopo essere stato arrestato con l’accusa di avere picchiato la fidanzata minorenne incinta per costringerla ad abortire, sabato pomeriggio era evaso dai domiciliari. Era stato quindi arrestato e trasferito in carcere. Ieri, accompagnato dall’avvocato Giuseppe Menzica, è comparso davanti al giudice Lidia Gennaro per l’udienza direttissima. Dopo aver convalidato l’arresto il giudice non ha applicato alcuna misura cautelare confermando i domiciliari per il 20enne.
Tutto avviene tra gli stretti vicoli del centro storico della città, in troppi casi diventati terra di nessuno. È qui che si consuma l’incubo di una 16enne con alle spalle un vissuto complicato. Anni fa l’adozione, poi i rapporti sempre più conflittuali con la famiglia adottiva, tensioni e liti che portano il tribunale dei minori a decidere l’allontanamento e l’affidamento a una casa-famiglia. È qui che la ragazzina conosce un 20enne di origini marocchine. Se ne innamora e decide di scappare da quel luogo protetto per andare a convivere con lui. Per la ragazza però è tutt’altro che una liberazione. Il giovane è geloso, gli basta poco per dare in escandescenza. Pugni, schiaffi, in un caso anche una testata sulla fronte, per sette mesi la minore avrebbe subito le pesanti violenze del fidanzato. La situazione sarebbe poi precipitata quando la ragazzina rimane incinta. Il ragazzo riteneva di non essere il padre del nascituro e non accettava quella gravidanza. Il 16 maggio scorso l’episodio più grave. Il 20enne marocchino è fuori di sé, ha una crisi di gelosia solo perché la giovane è uscita. Dalle urla sarebbe passato ai fatti: prima i pugni in testa poi sulla pancia. La ragazza riesce a sfuggire alla furia del compagno e a farsi prestare un telefono cellulare con cui chiede aiuto alla madre adottiva. È lei ad accompagnarla al pronto soccorso dell’ospedale Pugliese. Qui i sanitari le diagnosticano trauma cranico e trauma addominale con ferite giudicate guaribili in 21 giorni. La ragazza a questo punto decide di denunciare il 20enne ai carabinieri che subito avviano le indagini coordinati dal pm Graziella Viscomi.

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