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Duplice omicidio in Sila, le motivazioni dei giudici: “Le dichiarazioni dei pentiti erano false”

I dubbi sulle dichiarazioni di Mirarchi e le incertezze sull’orario del delitto hanno portato all’assoluzione di Abbruzzo e Gualtieri

Dichiarazioni dei pentiti «mendaci», impossibilità di stabilire con esattezza l'orario del decesso e, quindi, di conseguenza di collocare con certezza gli imputati sul luogo del delitto. Si basa su questi tre elementi, in sintesi, la decisione dei giudici della Corte d'assise di Catanzaro che, a marzo, hanno assolto con formula piena i due imputati Salvatore Abbruzzo, 42 anni e Francesco Gualtieri, 39 anni, difesi dagli avvocati Salvatore Staiano e Antonio Lomonaco. I due erano stati accusati del duplice omicidio di Massimiliano Falcone e Davide Iannoccari, avvenuto il 20 novembre 2006 a Taverna, nel Catanzarese.
Secondo quanto si legge nelle 49 pagine di motivazioni durante il controesame del collaboratore di giustizia Santino Mirarchi sarebbero emerse «una monumentale aporia logica e una documentata falsificazione». La difesa infatti aveva evidenziato che durante il suo primo interrogatorio il pentito catanzarese aveva parlato solo di sospetti circa la riconducibilità del duplice omicidio e non aveva fatto menzione a notizie ricevute circa gli esecutori materiale del delitto. «Il collaboratore – scrivono i giudici della Corte d'Assise – ha assunto di non aver rievocato quelle conoscenze “forse perché” non era “entrato in questo argomento” ma l'affermazione è affatto inconciliabile con la circostanza che l'oggetto esclusivo di esame fosse proprio quel duplice omicidio». Inoltre Mirarchi aveva dichiarato di aver saputo i nomi degli esecutori materiali durante un incontro, avvenuto un mese e mezzo dopo l'omicidio, a cui erano presenti anche due esponenti del clan Arena. Secondo quanto emerso dai certificati del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria entrambi gli uomini erano in quel momento detenuti. Per i giudici «non si è trattato di sovrapposizioni di fatti nella memoria ma di mendacio».

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