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Truffa da 1 milione di euro sul vino pregiato, condannato un 34enne di Catanzaro

La "truffa perfetta" è stata messa in atto tra Cervinia e Milano ai danni del titolare di un’enoteca della località turistica valdostana.

VERONA (ITALPRESS) – Calo strutturale del vino rosso? Secondo l’analisi dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly non è proprio così, anzi, si assiste a un’accelerazione verso il tanto auspicato posizionamento in fascia alta delle denominazioni italiane rossiste più virtuose. In un mercato export trainato dagli spumanti (+6% i volumi nel 2022), in cui i bianchi fermi (+1,3%) e i

Il prezzo pattuito era di un milione di euro, ma quelle 1.442 bottiglie di vino pregiato, 28 bancali in tutto, sono state fatte sparire prima di far scoprire la carta straccia al posto delle banconote. E’ la "truffa perfetta" - secondo quanto ricostruito dagli inquirenti aostani - messa in atto tra Cervinia e Milano ai danni del titolare di un’enoteca della località turistica valdostana. Al termine del processo, il giudice monocratico di Aosta Marco Tornatore ha condannato Francesco Antonio Votta, di 34 anni, originario di Catanzaro e residente nel milanese, a un anno e sei mesi di reclusione e 500 euro di multa. La pena sarà sospesa se, entro tre mesi dalla data di irrevocabilità della sentenza risarcirà il venditore con una provvisionale di 100 mila euro e con una da 25 mila euro un ristoratore cinese di Milano a cui erano state già vendute diverse bottiglie.

I fatti risalgono all’autunno 2021. Il titolare dell’enoteca era arrivato a Votta tramite un mediatore, a cui erano stati promessi 900 mila euro se l’affare si fosse concluso. «Doveva liberare il negozio - ha detto in aula la difesa di parte civile del venditore - a seguito dello sfratto ricevuto. Quella merce rappresentava tutta la sua vita e Votta, presentandosi con un altro nome, era andato a Cervinia almeno due volte per verificarla. Gli accordi prevedevano una prima tranche da 200 mila euro con un bonifico immediato, mai arrivato, poi 300 mila e, in conclusione, i 500 mila».

Un pagamento che «doveva avvenire in larga parte in nero», ha ricordato il pm Luca Ceccanti nella sua requisitoria.

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