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Crotone, pusher bambini usati per lo spaccio: diventano definitive 10 condanne

L’inchiesta “Acquamala” della Dda su una rete di narcotrafficanti nel rione rom. La Cassazione rigetta i ricorsi degli imputati: se ne salva soltanto uno

Nel quartiere rom di via Acquabona, tra il 2015 e 2016, ha operato una rete di narcotrafficanti che ha venduto cocaina, eroina e marijuana nel rione e nelle zone limitrofe dove si trovano diversi istituti scolastici anche con l’aiuto di pusher bambini. Adesso a dirlo è la Cassazione che ieri pomeriggio ha messo il sigillo sul procedimento celebrato in primo grado col rito abbreviato e scaturito dall’inchiesta “Acquamala” coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.
La Suprema Corte – nel rigettare 10 degli 11 ricorsi avanzanti da altrettanti imputati – ha reso definitive le 10 condanne comminate il 7 marzo 2022 dalla Corte d'Appello di Catanzaro ed ha disposto un nuovo giudizio di secondo grado per un solo accusato. Sono diventate definitive le condanne di Cosimo Manetta a 20 anni di reclusione; Nicola Manetta (del 1987), 20 anni; Antonio Bevilacqua, detto “Annibale”, 14 anni e 11 mesi di reclusione; Roberta Manetta, 9 anni e 4 mesi; Alessandro Perini, detto “Capa gialla”, 7 anni, 9 mesi e 10 giorni; Antonio Manetta, detto “Nanetto”, 12 anni; Antonio Scicchitano, detto “Tano” e “Tonino”, 2 anni e 10 mesi; Francesco La Forgia, 1 anno e 4 mesi; Roberto Pagliuso, 2 anni, 2 mesi e 20 giorni; e Antonio Bevilacqua, 2 anni.
Annullata con rinvio ad un altro processo d'appello la condanna di Cosimo Passalacqua, detto Palaiò” al quale erano stati inflitti 8 anni e 8 mesi in secondo grado. Le indagini, venute alla luce il 23 ottobre 2019 con 18 misure cautelari eseguite dai carabinieri di Crotone, fecero emergere l’esistenza di un’organizzazione criminale «radicata» in via Acquabona (da qui il nome Acquamala parafrasato e col significato opposto dato al blitz) che, capeggiata da Cosimo Manetta (per lui 20 anni di carcere diventati irrevocabili), è stata capace di reperire la droga a Catanzaro dai “fratelli di sangue” rom ma anche nella provincia di Reggio Calabria, per poi metterla sul mercato.

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