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Crotone, omicidio Pirillo. Il pentito Aloe sarà sentito come teste in udienza

l procedimento col rito abbreviato sull’agguato al reggente del clan di Cirò Marina. Sono imputati il boss Giuseppe Farao e Peppe Spagnolo

Sarà sentito in udienza il 27 ottobre prossimo il collaboratore di giustizia di Cirò Marina Gaetano Aloe. Così ha deciso il giudice dell’udienza preliminare di Catanzaro Luca Bonifacio che sta giudicando con il rito abbreviato il 53 enne di Cirò Marina Giuseppe Spagnolo ed il boss 76enne Giuseppe Farao, imputati nel procedimento scaturito dall’omicidio di Vincenzo Pirillo, avvenuto il 5 agosto 2007 a Cirò Marina.

Gaetano Aloe (figlio del capobastone Nik Aloe assassinato nel 1987), condannato a 13 anni e 4 mesi di carcere nell’appello abbreviato di “Stige”, da qualche mese collabora con la giustizia. Il “pentito” tra le altre cose, si autoaccusa di aver sparato lui a Pirillo mentre, l’allora reggente del clan si trovava seduto al ristorante “Ecò” di Cirò Marina. Il 28 giugno dello scorso anno il pm della Dda Domenico Guarascio ha chiesto la condanna all’ergastolo per Giuseppe Spagnolo, il presunto killer di Pirillo e l’assoluzione per il boss accusato di essere uno dei mandanti dell’agguato.  Secondo la ricostruzione della pubblica accusa (che contesta il concorso nell'omicidio anche a Cataldo Marincola e Silvio Farao, ambedue imputati nel processo con rito ordinario davanti alla Corte d'Assise), Vincenzo Pirillo, sarebbe stato assassinato per il modo col quale avrebbe gestito la “bacinella” (la cassa comune) del clan nella quale si riversavano i soldi sporchi delle estorsioni, del traffico di droga e degli affari illeciti, destinati, tra l’altro, al mantenimento dei detenuti.

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