«Ho cercato di amministrare come il buon padre di famiglia tutelando gli interessi dell'amministrazione comunale e della comunità che mi ha eletto». E poi: «Ritengo di aver agito secondo scienza e coscienza e di non aver commesso alcun reato». A parlare è Ugo Pugliese. L'ex sindaco di Crotone venerdì ha reso dichiarazioni spontanee nel processo che lo vede imputato con altre sei persone per presunte violazioni alle norme per l’affidamento in gestione della piscina olimpionica comunale. Oltre a Pugliese, sotto accusa ci sono gli ex assessori Salvatore De Luca e Giuseppe Frisenda, gli ex dirigenti dell'ente Giuseppe Germinara e Gianfranco De Martino, l’ex presidente del Consorzio Daippo che ha gestito l'impianto, Emilio Ape, e l’ex delegato del Coni, Daniele Paonessa.
Devono rispondere, a vario titolo, di abuso d'ufficio e turbativa d'asta speciale per l'assegnazione diretta della struttura, a gennaio 2019, al Consorzio e per le bollette di acqua, energia elettrica e gas che il Comune ha pagato al posto del sodalizio sportivo dal 2013 ai primi mesi del 2019. «Ho fatto chiudere l'impianto quando ho visto che i tempi si stavano allungando oltremodo», s’è difeso l'ex primo cittadino ricordando la revoca – a novembre 2018 – dell’affidamento della piscina in quanto la convenzione tra Daippo e Municipio era scaduta da cinque anni. «Visto il clamore mediatico – ha proseguito Pugliese che si dimise dopo che a novembre 2019 venne raggiunto dalla misura cautelare del divieto di dimora – l'occupazione della casa comunale di gente comune, mamme e bambini che chiedevano a gran voce la riapertura della piscina abbiamo cercato una soluzione tampone che salvaguardasse gli interessi dell'amministrazione prima e della collettività che la richiedeva».
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