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Lamezia, inchiesta "Fangopoli": liquami sversati in terreni privati con la compiacenza dei proprietari

Due società intestate fittiziamente al prestanome Giuseppe Frija. Realizzati ingenti profitti attraverso lo smaltimento illecito dei rifiuti

Un quadro «allarmante». È quanto emerso dall’attività investigativa della Procura di Lamezia nell’ambito dell’inchiesta “Fangopoli”, che ha portato all’esecuzione di 20 misure cautelari e scoperto una gestione illecita dei rifiuti, in particolare dei fanghi di depurazione, attraverso la società “G&D Ecologica Spa” che, nonostante operasse nel settore della gestione dei rifiuti solo come trasportatore ed intermediazione, nella realtà effettuava un vero e proprio stoccaggio dei fanghi all’interno dei proprio capannoni.
Un traffico illecito di rifiuti che secondo gli inquirenti, coordinati dai pm Chiara Bonfadini e Marica Brucci, sostituti procuratori della Dda di Catanzaro, era gestito dai fratelli Domenico e «specialmente» Gioacchino Rutigliano, per il tramite delle società “G&D Ecologia” e “Cogei”, entrambe fittiziamente intestate al prestanome Giuseppe Frija, consistente nella realizzazione di una serie di attività continuative organizzate alla cessione, ricezione, trasporto, gestione e intermediazione di ingenti quantitativi di rifiuti.
Il tutto, messo a punto e attuato attraverso due principali modalità: una, integralmente illecita, mediante sversamento in terreni privati, spesso con la compiacenza dei proprietari, di rifiuti consistenti in compost misto a materiali plastici e metallici; la seconda invece mediante il conferimento dei rifiuti in siti autorizzati, previa predisposizione di Fit falsi quanto alla effettiva natura del rifiuto, di mondo da occultarne la reale tipologia e così da assicurare lo smaltimento altrimenti non autorizzato. Secondo gli inquirenti, il profitto finale che tale attività criminosa garantisce consiste nel risparmio dei costi che dovrebbero sostenere «ove operassero secondo la normativa tracciata dal testo unico delle legge ambientali».

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