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Nell’impero della criminalità, lungo le rotte del Mediterraneo. Al Trame protagonisti Borrelli, De Magistris e Musolino

Il procuratore di Salerno, l'ex sindaco di Napoli e magistrato e il neo procuratore aggiunto di Reggio sui temi più “caldi” del Festival dei libri sulle mafie di Lamezia

’Ndrangheta e camorra, le rotte dei trafficanti di droga nel Mediterraneo è il tema dell’incontro che a Trame, il Festival dei libri sulle mafie, ha avuto come protagonista il Procuratore della Repubblica di Salerno, Giuseppe Borrelli, in dialogo con il direttore del Festival Giovanni Tizian. Borrelli ha illustrato un sistema molto complesso, di organizzazioni che coinvolgono diversi paesi del Mediterraneo.

«Nell’estate del 2020 – ha raccontato Borrelli – sono stati sequestrati al porto di Salerno container con 14 tonnellate di Captagon, circa 88 milioni di pasticche». La droga sintetica derivata dall'anfetamina,meglio conosciuta come “droga del combattente” e nota per il suo uso da parte dell’Isis. Un carico partito dal porto siriano di Latakia e diretto in Libia: questo palesa innanzitutto «un problema di controllo dei porti, ma ancor di più evidenzia l’esistenza di una vera e propria rete logistica dedicata al trasporto di sostanze e merci illecite, sostenuta anche dalla mancanza dei giusti supporti tecnologici e scanner specifici». Ma Tizian è stato anche sollecito a portare Borrelli su altri temi molto caldi come il dibattito sull’uso delle intercettazioni, l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio e le modifiche al traffico di influenze illecite. Sull’uso delle intercettazioni Borrelli ha ricordato le modifiche già fatte alla legge: «Il dibattito che si sta svolgendo non tiene conto di modifiche legislative che sono entrate in vigore tre anni fa: nel 2017 è entrata in vigore una legge di riforma delle intercettazioni che ha cominciato a funzionare nel settembre del 2020».

Sulla lotta alla mafia infine non manca una riflessione più ampia che rimarca gli effetti sulla percezione ambientale e sociale del fenomeno e la limitazione dei diritti. In modo particolare il procuratore sottolinea con forza «quei diritti che vengono calpestati ogni giorno: i diritti delle persone più deboli nei territori governati dal potere delle organizzazioni mafiose».

Luigi De Magistris, ex sindaco di Napoli e magistrato, invece, con Rocco Vazzana ha raccontato la sua «vita senza compromessi, divisa a metà tra Catanzaro e Napoli, tra toga e fascia tricolore», come nel volume autobiografico «Fuori dal Sistema», dove ha descritto il suo tentativo di coniugare il binomio rivoluzione e legalità. Anche in questo incontro si è affrontata la riforma della giustizia che, anche per De Magistris «renderà molto complicate le indagini contro i colletti bianchi compromessi». È il caso delle limitazioni per l’uso delle intercettazioni, «che tuteleranno solo determinati soggetti». Ma dunque, come mantenere in equilibrio il diritto alle informazioni e alle indagini? Attraverso la competenza e la professionalità di uomini e donne delle forze dell’ordine che utilizzeranno le intercettazioni utili alle indagini, è la risposta. E infine la provocazione: «La legge dovrebbe essere uguale per tutti, ma in realtà non lo è. E non lo dico per deprimere, ma per scuotere gli animi!».

La giornata si è conclusa, nella piazzetta del Chiostro del San Domenico sempre stracolma di spettatori, tra cui tantissimi giovani, con le parole del nuovo procuratore aggiunto di Reggio Calabria Stefano Musolino (anche segretario nazionale di Magistratura democratica) sul tema «Malta, la piazza dei boss». Con lui il giornalista Stefano Vergine e, in collegamento, Corinne Vella, sorella di Daphne Caruana Galizia, la giornalista investigativa uccisa sei anni fa, per aver denunciato la corruzione e il narcotraffico nell’isola, «base per l’evasione fiscale nell’Unione Europea». «L’associazione nazionale dei magistrati – ha rimarcato Musolino – è descritta come sindacato dei magistrati ma è molto di più: è il momento di sintesi delle varie sensibilità anche culturali che ci sono dentro la magistratura. Non è un caso che tra i primi atti di gestione della magistratura da parte del fascismo ci fu l’eliminazione dell’Anm. Un interlocutore pubblico come il governo che percepisce non come contributo ma come una interferenza le critiche che gli vengono rivolte perché non sono coerenti con quella che è la sua impostazione secondo me manifesta una debolezza genetica della proposta».

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