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Catanzaro, lo sviluppo della città passa da Giovino. La politica litiga ma non governa il futuro

La pratica urbanistica agita le coalizioni e infiamma il dibattito. L’area è stata salvata dalla cementificazione, ma nessun progetto si è concretizzato. Non si intravede una programmazione sostenibile e manca il coraggio delle scelte

Vista dall’alto, l’area di Giovino appare esattamente per quello che è: vasta, dal verde a tratti lussureggiante, affacciata su uno specchio di mar Ionio dai toni cangianti, dal verde smeraldo al blu cobalto. Insomma, se da terra si fa fatica a comprendere realmente la rilevanza ambientale, paesaggistica e quindi economica e sociale dell’area, dall’alto emergono tutti i motivi per cui Giovino rappresenta l’ultimo treno per lo sviluppo della città. Messa così, non è difficile comprendere come sull’area ci siano parecchi e legittimi interessi. Dall’attenzione degli imprenditori intenzionati a sfruttarla per realizzare insediamenti nell’ambito dell’accoglienza turistica, a quella di tanti che nel corso degli anni sono riusciti a strappare un pezzetto di quell’incontaminata bellezza per realizzare una villetta o una zona residenziale e puntano a tutelare la proprietà se non, magari, ad allargarsi.

L’edificazione selvaggia

Giovino, comunque, ha attraversato quasi indenne gli anni dell’edificazione incontrollata e lo stop alle lottizzazioni imposto dalla giunta Olivo nel primo decennio del terzo millennio l’ha preservata da una cementificazione indiscriminata e votata all’edilizia residenziale che ne avrebbe distrutto ogni potenziale. Ma è tempo di intervenire, con gli strumenti normativi adeguati e con una pianificazione che tenga conto di uno sviluppo “Esg oriented”, cioè alla programmazione di interventi sostenibili dal punto di vista ambientale, sociale e gestionale. Superare il tempo dei no, avere il coraggio delle scelte e dettare la linea urbanistica del futuro non è più rinviabile.

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