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Dai boss ai diplomatici: la rete globale di Megna a Vibo

Il 65enne di Nicotera è stato fermato assieme al fratello del boss Mancuso nell’operazione “Imperium”

«L’uomo dei due mondi» aveva in tasca un biglietto per la Spagna. Il 9 giugno scorso sul suo telefono è arrivata la conferma della prenotazione su Edreams, ma i pm della Dda di Catanzaro non sono riusciti a capire giorno e luogo della partenza. Sono però convinti che Assunto Megna potesse scappare. Nato a Nicotera 65 anni fa, viene descritto come molto vicino ad alcuni rami della famiglia Mancuso e, soprattutto, come capace di creare sinergie tra clan anche all’estero e di tessere una rete internazionale di contatti, anche con diplomatici stranieri, che vanno dalla penisola iberica all’Argentina, per arrivare alle Repubbliche africane di Capo Verde e della Guinea Equatoriale.
Nell’ambito dell’operazione “Imperium” (48 indagati, 11,5 milioni di beni sequestrati tra cui il villaggio Sayonara, noto per le riunioni ‘ndrangheta-cosa nostra sulla “strategia stragista”) è stato raggiunto da fermo assieme, tra gli altri, a Francesco Mancuso, fratello del più noto Pantaleone “Scarpuni” . Suo figlio Pasquale da qualche mese collabora con la giustizia e a definirlo efficacemente agli inquirenti è stato anche un altro pentito, Emanuele Mancuso, rampollo della famiglia a cui i Megna sono ritenuti più legati, quella di Pantaleone “l’Ingegnere”, che in Sudamerica è stato arrestato nel 2014 dopo un periodo di latitanza. Pasquale Megna la racconta così: «Mio padre si è recato in Argentina sia prima dell’arresto che dopo l’arresto e l’estradizione di Mancuso Pantaleone, perché mio padre ha un amico che abita in Argentina» tramite il quale avrebbe fatto rientrare in Italia, a tranches di 10mila euro per volta, «la somma di circa 100.000 euro che l’Ingegnere aveva portato con sé nel periodo della sua latitanza».

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