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Inchiesta ‘Imperium’ a Vibo, le “facce pulite” del clan Mancuso e la profezia: “Qua non resta nessuno”

Emergono nuovi retroscena dalle carte dell’inchiesta antimafia. I timori di Megna per il pentimento del rampollo e il ruolo di Cupitò

Assunto Megna e Domenico Cupitò

Sarebbero loro «le facce pulite del clan». Così il collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso definisce Assunto Megna e Domenico Cupitò, fermati – assieme a Francesco Mancuso (alias “Bandera”, fratello di Pantaleone “Scarpuni”) e Paolo Mercurio – nei giorni scorsi nell’ambito dell’operazione “Imperium” che ha colpito gli interessi della cosca di Limbadi e Nicotera su villaggi e strutture turistiche. Megna, padre del pentito Pasquale, è un imprenditore del settore ittico con punti vendita a Vibo, Tropea e Nicotera, ma avrebbe allargato i suoi interessi fin nella Repubblica africana di Capo Verde. Cupitò, detto “Pignuni”, produce e vende pane rifornendo, secondo i pm della Dda di Catanzaro proprio grazie alla vicinanza ai Mancuso, «la maggior parte delle strutture ricettive della costa vibonese».
La potenziale portata delle dichiarazioni di Emanuele Mancuso veniva spiegata da Megna, intercettato, ancor prima che deflagrasse “Rinascita Scott”: il 4 luglio 2018, quando si sapeva da poco della sua scelta di collaborare con la giustizia, Megna profetizzava: «Qua quanto prima non ci vedrete a nessuno... qua in giro a tutti quanti arrestano!». Tra le prime dichiarazioni del rampollo pentito del clan Mancuso i due fermati vengono inseriti tra le poche persone che «coadiuvano da vicino» il boss Luigi Mancuso, cioè quello che «comanda», la cui parola «è legge», che ha un «carisma» che «ti porta al punto di fare quello che vuole lui». Parlando di Cupitò e Megna, che secondo gli inquirenti avrebbero tra loro «un rapporto stretto», il pentito asserisce che abbiano «quasi le identiche funzioni». Megna però «all’interno della famiglia ha un potere maggiore», addirittura da reggente– sempre secondo il collaboratore – «nel momento in cui i Mancuso sono detenuti». Entrambi sarebbero stati dapprima legati al ramo “’Mbrogghia” capeggiato dal boss Giuseppe, tornato in libertà nei mesi scorsi. Poi Cupitò sarebbe «emigrato nella nuova articolazione di Scarpuni», mentre Megna si sarebbe più avvicinato al padre del pentito, “l’Ingegnere”.

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