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Catanzaro, gli appoggi locali degli albanesi e la droga nei casolari

I dettagli dell’operazione “Brown Eagle-Honey” sul narcotraffico internazionale

Fra i capi dell’organizzazione criminale, dedita al traffico di eroina sulla rotta Albania-Italia, sgominata due giorni fa dai carabinieri delle Compagnie di Catanzaro e Girifalco, Samuel Muca, fermato nel luglio 2015, rivelò dettagli importanti agli investigatori, utili a ricostruire le attività del sodalizio, contenute in un’informativa della Pg. Muca, in via confidenziale, riferì ai carabinieri che assieme ad altri connazionali aveva in Turchia il canale di rifornimento della droga. Quintali di sostanza stupefacente che veniva fatta arrivare in Albania e da lì importata in Italia, nel porto di Bari, grazie alla complicità di alcune persone impiegate alla frontiera marittima.
La droga veniva nascosta in camion che trasportavano elettrodomestici nei quali la sostanza stupefacente veniva occultata. Del trasporto si occupava Ervin Shehi, anch’egli indagato nell’ambito dell’operazione “Brown Eagle – Honey”, il quale veniva pagato 1.000 euro per ogni trasferta. Nei vari luoghi in cui la droga veniva smerciata, gli albanesi potevano contare sulla collaborazione di conoscenze avviate negli anni di permanenza degli stessi albanesi in loco, così da avvalersi dei sodali del luogo ai quali la sostanza veniva affidata in deposito, dietro un corrispettivo di mille euro al mese. Un racconto che ha trovato conferma anche nelle dichiarazioni degli indagati che avevano messo a disposizione immobili per il deposito della droga che veniva smerciata.
È il caso, per esempio, di Mario Teti di Borgia, che aveva fra i suoi contatti sia Samuel Muca che Ervin Shahi.

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