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'Ndrangheta, i Grande Aracri a Brescello mettevano paura pure alla Polizia locale

La motivazione della sentenza “Grimilde” sul radicamento del clan di Cutro in Emilia. La minaccia citata: "Entro con tutta la macchina nel Comune"

il procuratore di Bologna Amato con il capo della Mobile Armeni e il direttore dello Sco Lamparelli

«I Grande Aracri avevano instaurato un vero e proprio clima di intimidazione, da cui derivava una certa omertà nei consociati, che coinvolgeva persino la Polizia locale». Lo hanno messo nero su bianco i giudici del Tribunale di Reggio Emilia nelle motivazioni della sentenza con la quale, il 15 dicembre 2022, hanno inflitto 11 condanne e deciso 5 assoluzioni al termine del processo ordinario di primo grado nato dall’inchiesta "Grimilde" coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna.
Si tratta dell'operazione che, sulla scia delle indagini di "Aemilia", il 25 giugno 2019 con 16 arresti eseguiti dalla Polizia di Stato recise i "tentacoli" che la cosca Grande Aracri di Cutro era riuscita ad allungare sulla cittadina emiliana di Brescello, non a caso ribattezzata "Cutrello".
Tra le storie criminali finite sotto la lente del collegio presieduto da Donatello Bove, nel motivare la caratura intimidatrice del clan cutrese attivo a sud del Po, , figura l'episodio che riguardò Paolo Grande Aracri, condannato a 12 anni e 2 mesi di carcere per associazione mafiosa, che i giudici ritengono indicativa della «capacità di condizionamento della realtà brescellese da parte dei Grande Aracri». Il 33enne, nipote del boss Nicolino e figlio di Francesco (per lui 19 anni e 6 mesi di reclusione), venne intercettato il 26 novembre 2018 mentre racconta al cognato di un alterco avuto con un vigile urbano di Brescello perché aveva parcheggiato la sua macchina, una "Fiat Stilo", in sosta vietata. «M.....a ce n'erano 75. Un secondo e la sposto», le parole dell'imputato al telefono ripercorrendo quanto capitatogli. «E quando la sposti? – ribattè invece il vigile - Un secondo è troppo tardi, mi devo segnare la targa». Da qui l'ira del 33enne verso l'agente della Polizia locale: «Ascolta, segnati la targa – la rabbia di Grande Aracri - Se mi arriva una multa entro dentro con tutta la macchina, con tutta la targa dentro il Comune, nel Comune e pure nei Vigili, perché ci avete rotto il c...., ci avete rotto».

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