È passato dal carcere ai domiciliari Roberto Lumare, 39enne imprenditore crotonese del settore del gioco online, finito in manette lo scorso 27 giugno nell'ambito dell'inchiesta "Glicine Acheronte" coordinata dalla Dda di Catanzaro. Si tratta dell'operazione con la quale i carabinieri del Ros hanno smantellato la cosca Megna di Papanice che s'era riorganizzata dopo la scarcerazione - nel 2014 - del boss Mico Megna, oltre ad aver disarticolato il presunto comitato d'affari (formato da politici, imprenditori e persone in odor di mafia) che avrebbe influenzato le istituzioni pubbliche per ragioni elettorali. Il Tribunale della libertà di Catanzaro, nel disporre una misura cautelare meno afflittiva nei confronti di Lumare, ha annullato l'ordinanza d'arresto emessa dal gip di Catanzaro nella parte in cui gli viene contestata l'associazione 'ndrnaghetistica. Mentre i giudici del riesame, hanno ribadito a carico dell'indagato le accuse di estorsione e illecita concorrenza, entrambi reati aggravati da metodo mafioso, che la Procura antimafia distrettuale muove al 39enne. Inoltre, il collaboratore di giustizia Domenico Iaquinta, già esponente di spicco della cosca Bagnato di Roccabernarda, nelle dichiarazioni rese agli inquirenti ha indicato lo stesso Lumare come un affiliato del clan Megna al quale era stato affidato il compito di occuparsi della gestione del "gaming". Lumare è difeso dall'avvocato Roberto Coscia.
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