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Blitz contro la maladepurazione a Vibo, sindaca e dirigenti ascoltati per ore. Nel mirino gli scarichi e i finanziamenti ricevuti dagli enti pubblici

Carabinieri e Capitaneria di porto in azione contro l’inquinamento. La Procura ha aperto un’indagine (al momento) contro ignoti

C’è la depurazione al centro delle indagini che i carabinieri del Comando provinciale e del Gruppo forestale, unitamente alla sezione di polizia giudiziaria della Procura e agli uomini della Capitaneria di porto, stanno conducendo per arrivare a far luce su un’estate nera sul fronte della balneazione nel Vibonese. Nella mattinata di ieri, per almeno quattro ore, il sindaco Maria Limardo, la dirigente Adriana Teti e il dirigente Claudio Le Piane hanno dovuto rispondere alle domande degli investigatori che, giunti a Palazzo “Luigi Razza”, hanno peraltro richiesto una corposa documentazione destinata a finire in un fascicolo a carico di ignoti, per il momento, aperto dalla Procura guidata da Camillo Falvo. L’indagine, neanche a dirlo, ipotizza reati di inquinamento ambientale e mira a far luce sulla realizzazione o l’utilizzo, privo di autorizzazione, di scarichi industriali di acque reflue. Fra gli obiettivi di particolare importanza, anche quello di tracciare i finanziamenti ricevuti dai Comuni - il blitz ha riguardato diverse amministrazioni rivierasche e montane - e dagli Enti che hanno in gestione gli impianti per la depurazione verificandone i criteri di utilizzo o motivi del mancato impiego.

A denunciare la situazione, peraltro, nel corso di una trasmissione radiofonica, era stato sabato scorso il biologo marino Silvio Greco, direttore di Ricerca della Stazione Zoologica “Anton Dohrn”, che ha da tempo siglato un protocollo d’intesa con le forze dell’ordine per individuare le cause dell’inquinamento marino nel tratto di mare che va da Lamezia a Nicotera.

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