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Bonifiche a Crotone, Edison non molla la presa. "Dalla Provincia nessuna istruttoria"

Presentati altri quattro ricorsi al Tar sui siti industriali dismessi. L’azienda non si considera "corresponsabile dell’inquinamento"

«La Provincia non ha eseguito alcuna attività istruttoria». Edison non vuole essere indicata «corresponsabile dell’inquinamento» (insieme all’Eni rewind) dei 4 siti industriali dismessi di Crotone, con tanto di obbligo di bonificarli: Ex Fosfotec, ex Agricoltura, ex discarica di Farina Trappeto ed ex Sasol-Kroton Gres 2000 Industrie ceramiche. Per questo la società, dopo un primo ricorso presentato 3 mesi fa contro l’avvio del procedimento amministrativo per l’individuazione del responsabile dell'inquinamento, s'è rivolta ancora al Tar di Catanzaro per chiedere – attraverso i motivi aggiunti – l’annullamento della nota dell’Ente intermedio che, l’1 giugno scorso, ha negato alla multinazionale una «proroga» dei termini per esaminare la «documentazione» fornitale sui presunti autori della contaminazione delle zone ricomprese nel Sin di Crotone-Cassano-Cerchiara.

Ecco perché, nei 4 ricorsi firmati dagli avvocati Riccardo Villata, Andreina Degli Esposti, Wladimiro Troise Mangoni, l'atteggiamento della Provincia viene definito dai «toni ostili». «L’illegittimo accertamento della responsabilità sulla base di affermazioni del tutto travisate – scrivono i legali – è conseguenza di una carente istruttoria, posto che la Provincia, per individuare il responsabile dell’inquinamento, ha preferito fondarsi su affermazioni interpretate erroneamente piuttosto che chiedere spiegazioni a Edison». Per il sito ex Fosfotec, l’azienda spiega che «è stato gestito da società facenti parte del gruppo Montedison sino alla fine degli anni 80 del secolo scorso». A seguire, nel 1989, «aree e attività sono confluite in Enimont, joint venture tra Montedison ed Eni, della quale Montedison deteneva una partecipazione pari al 40%, al pari di Eni, mentre il restante 20% era collocato sul mercato». Ma dopo lo «scioglimento di Enimont», osserva la ricorrente, «aree e attività venivano trasferite alle società del gruppo Eni».

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