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Processo Iaquinta: no alla confisca dei beni, ma c'è la sorveglianza speciale per il padre del calciatore. Il legale: “Ingiusto”

Nel provvedimento con cui il tribunale di Bologna rigetta la richiesta di confisca del patrimonio per gli Iaquinta, applica però a Giuseppe Iaquinta, il padre del calciatore, la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno nel territorio di Reggio Emilia.
L’imprenditore, attualmente detenuto, è stato condannato nel processo di 'Ndrangheta 'Aemilia' per associazione mafiosa, «con importante ruolo strategico» nel sodalizio, sottolineano i giudici, e deve ritenersi attualmente pericoloso. «Si aggiunga - dice il tribunale di Bologna - che il sodalizio di riferimento è radicato in Emilia da lunga data e ha offerto prova di riuscire a mantenere intatta la sua capacità operativa nonostante le variazioni delle composizioni soggettive necessitate dalle indagini che hanno colpito alcuni dei suoi più autorevoli componenti». A diverse conclusioni arrivano invece i giudici sulla misura della confisca, concordando con l’ipotesi difensiva che vede «nelle lecite provviste» del figlio Vincenzo «la fonte finanziaria impiegata per la formazione del patrimonio sequestrato».

Deluso l'avvocato di Iaquinta

«Ora si accendano i riflettori sulla enormità della condanna subita da Giuseppe Iaquinta per partecipazione a una cosca di 'ndrangheta». Lo afferma il professor Vincenzo Maiello, difensore di Giuseppe Iaquinta nel giudizio di Cassazione e ora - insieme al collega Tommaso Guerini - dinanzi al Tribunale delle misure di prevenzione di Bologna che oggi ha rigettato la richiesta di confisca milionaria avanzata dalla Dda per i beni sequestrati a Giuseppe, Vincenzo e Adele Iaquinta. Secondo Maiello, avvocato difensore di Giuseppe Iaquinta e, insieme con il collega Rotella anche del figlio Vincenzo, «la decisione del Tribunale della prevenzione di Bologna, che restituisce tutti i beni sequestrati alla famiglia Iaquinta, certificando la legittimità della loro formazione, rende ancor più ingiusta quella affermazione di responsabilità, svelando in termini di maggiore chiarezza come essa scaturisca da cervellotici e fumosi ragionamenti, contrari ai fatti e distanti dalle regole della logica».

 

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