La Calabria è «tra le regioni più a rischio idrogeologico», una situazione da «bollino rosso». Lancia l’allarme Maria Elena Senese, segretario generale FenealUil Calabria, che basa il suo ragionamento sul Rapporto Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). Spiega infatti Senese che il dato che ne emerge è preoccupante: «La conformazione morfologica, gli effetti del cambiamento climatico e di alcuni episodi gravi di mutamento dei territori (come gli incendi estivi del 2021) sono tra gli indicatori che collocano la Calabria tra le regioni più a rischio. L’Emilia-Romagna è la prima regione per quota di terreno a rischio. Ma la Calabria è quella più esposta allo scenario di pericolosità elevata».
Si sofferma quindi sugli scenari di contrasto al fenomeno ricordando che la Calabria ha un commissario ad hoc ma con una «struttura commissariale praticamente vuota: stiamo parlando di 478 milioni di euro che sono fermi al palo, secondo i dati di Opencoesione». Rileva che il commissario Nardi «dal canto suo sostiene che il sito non sia aggiornato, perché alimentato con dati inviati dalla stessa Regione e, vista la carenza di organico, l’invio non sempre avviene con la dovuta puntualità».
Stando a quanto riferito dall’ufficio del commissario al 31 dicembre 2022 «su 347 interventi ne sono stati conclusi e collaudati 127 mentre 220 sono in corso. Tutto questo porta al fatto che dei 478 milioni ad oggi ne sono stati spesi 147, circa il 31%». Il paradosso, evidenzia Senese, è che « tra i fattori congestionanti dal punto di vista procedurale, secondo la Corte dei conti, sono proprio quelle gestioni straordinarie e commissariali che avrebbero invece dovuto velocizzare gli interventi».
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