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Vibo, le estorsioni dopo Rinascita-Scott: dall’ecobonus al camion dei rifiuti

L’inchiesta sulla ‘ndrina dei “Pardea-Ranisi” e le intimidazioni nei cantieri

Quando arrivava sui cantieri a bordo della sua Smart, operai e autisti delle ditte di costruzione erano sistematicamente bersaglio di minacce condite da riferimenti a non meglio precisati «amici» sempre pronti a sparare. È questo, in sostanza, il profilo del 35enne Michele Manco che i sostituti procuratori Antonio De Bernardo e Andrea Buzzelli (della Dda di Catanzaro) ed Eugenia Belmonte (della Procura di Vibo) hanno tracciato nell’inchiesta sulle presunte estorsioni perpetrate in città dalla ‘ndrina “Pardea-Ranisi”. Nei confronti di Manco (attualmente detenuto) e di altri 12 indagati è stato chiesto il rinvio a giudizio e, nei giorni scorsi, il giudice Arianna Roccia ha fissato l’udienza preliminare per il prossimo 13 settembre. L’indagine abbraccia un periodo di tempo che va dal 2009 al 2022 ma i capi d’accusa contestati al 35enne sono i più recenti perché sarebbe proprio lui, secondo i pm titolari del fascicolo, che si sarebbe adoperato dopo l’operazione “Rinascita-Scott”, quale esponente della ‘ndrina rimasto in libertà, in «agguati, atti intimidatori e attività estorsive o ritorsive», veicolando messaggi tra affiliati ed esercitando il controllo del territorio «in particolare per recuperare liquidità in un momento di difficoltà della cosca per operazioni e arresti».

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