L'omicidio del 34enne Giuseppe Castiglione, freddato il 28 gennaio 2000 con un colpo di pistola alla nuca, avrebbe fatto da prologo alla strage di Strongoli che si consumò il 19 febbraio dello stesso anno in corso Biagio Mitraglia con l'uccisione di quattro persone: Salvatore Valente, Otello Vincenzo Giarratano, Massimiliano Greco e l’incolpevole pensionato Ferdinando Chiaravalloti, che era seduto una panchina.
Quella mattanza segnò l'ascesa di Salvatore Giglio a boss indiscusso di Strongoli dal momento che vennero soppiantati i clan, prima alleati e poi rivali, delle famiglie Levato e Valente. La scalata criminale di Giglio è ricostruita nelle carte dell'inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro che ha portato i carabinieri del Nucleo investigativo di Crotone ad eseguire l’altro ieri tre arresti per il caso di lupara bianca che 23 anni fa sarebbe costato la vita a Giuseppe Castiglione. Un "cold case" sul quale adesso è stato fatto luce. In manette sono finiti: il capobastone di Strongoli, Giuseppe Giglio di 60 anni (già detenuto), in qualità di mandante dell'assassinio compiuto per vendicare la morte del fratello Otello; il 53enne Giuseppe Mario Fazio, detto "Peppe a mafia", accusato di aver tratto in trappola la vittima e di aver premuto il grilletto; e Luigi Lidonnici, 59enne, alias "Patente veloce" (fermato in Germania), il presunto complice del comman.
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