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Crotone, ci si rivolgeva al boss anche per risolvere piccoli diverbi

Nelle carte dell’inchiesta Glicine-Acheronte la pervasiva presenza della cosca dei “papaniciari”

Pietro Corigliano e il boss di Papanice, Mico Megna

A Crotone erano in tanti a chiedere aiuto al boss di Papanice, Mico Megna, per vedersi risolvere problemi e contenziosi anziché rivolgersi alle forze dell’ordine. Tant’è che ogni volta che c’era da riscuotere crediti sorgevano diverbi, veniva sollecitato l’intervento dell’anziano capobastone che, tramite i suoi sodali, metteva fine ai conflitti ricorrendo, a volte, all’uso della forza.
Emerge anche questo spaccato dall’inchiesta “Glicine-Acheronte” coordinata dalla Dda di Catanzaro che, lo scorso 27 giugno, ha portato i carabinieri del Ros ad eseguire 43 misure cautelari. L’operazione ha disarticolato il clan dei “papaniciari” e smantellato il presunto comitato d’affari che per anni avrebbe influenzato le istituzioni pubbliche a fini elettorali. «In ragione del suo rango apicale – scrivono i poliziotti delle Squadre mobili di Crotone e Catanzaro e del Servizio centrale operativo nell’informativa allegata al fascicolo d’indagine – Mico Megna viene interessato delle vicende che si verificano sul comprensorio di ingerenza della cosca da tutti coloro che preferiscono rivolgersi a lui piuttosto che ricorrere ai tradizionali canali della giustizia».

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