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Isola Capo Rizzuto, false fatture all’ombra degli Arena: chiesto il giudizio per 68

L’inchiesta della Dda di Brescia sulle imprese cartiere della Bergamasca ritenute contigue alla cosca

«Gli imputati devono andare a processo». La Dda di Brescia ha chiesto il rinvio a giudizio delle 68 persone coinvolte nell'inchiesta che ipotizza l'esistenza di un'associazione per delinquere nata all’ombra della cosca Arena di Isola Capo Rizzuto capace di mettere in piedi, nella Bergamasca, un «meccanismo» di falsa fatturazione attraverso società cartiere che - tra il 2015 e 2021 - avrebbero consentito di sottrarre allo Stato oltre 20 milioni di euro di tributi non pagati. L'udienza preliminare si terrà il 16 ottobre davanti alla gup del Tribunale bresciano, Giulia Costantino. Con l’operazione scattata il 5 settembre 2022 con 33 arresti eseguiti dai carabinieri e dai finanzieri di Bergamo, la pm Claudia Moregola si disse convinta di aver smantellato una presunta rete criminale capeggiata da Martino Tarasi. Il quale, per gli inquirenti, avrebbe creato un gruppo criminale per abbattere i costi delle imposte mediante il reimpiego di capitali illeciti riconducibili al clan isolitano in almeno 7 società cartiere, intestate a prestanome e ad imprenditori, e con sedi dislocate tra Calabria, Lombardia e Umbria: Soave, Michel Service, A&l Group, Milano Service, Multiservice Group, Wintertrasport e Big Machine. Le aziende sarebbero risultate prive di «beni strumentali all’esercizio dell’attività di impresa», «inidonee alla realizzazione dell’oggetto sociale», senza «personale dipendente funzionale allo svolgimento delle prestazioni» fatturate e dalla «totale inattendibilità» sia delle «scritture contabili», peraltro «distrutte od occultate», sia «delle dichiarazioni fiscali».

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