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Acqua non potabile per tre frazioni di Vibo, dopo dieci giorni restano solo dubbi

Il divieto per Triparni, Longobardi e Bivona non convince Iannello (Pd) che ricorda: le frazioni hanno diverse fonti di approvvigionamento

Resta ancora in vigore l’ordinanza sindacale del 4 settembre scorso, relativa al divieto di utilizzo di acqua per il consumo umano, nelle frazioni di Triparni, Bivona e Longobardi, a causa della presenza di coliformi. Sono ben tre comunità ad essere coinvolte, che, a distanza di due settimane, chiedono lumi alla sindaca Maria Limardo.
A sollecitare nuovi controlli è soprattutto l’ex assessore comunale ai Lavori pubblici, Antonio Iannello (Pd), il quale in una lettera aperta al primo cittadino, denuncia la gravità della situazione. Tanti gli interrogativi e le perplessità dettati anche dal fatto che «nell’ordinanza si dichiara che le reti idriche sono alimentate dalle stesse fonti di approvvigionamento», mentre in realtà Longobardi dispone di un proprio pozzo e Triparni «viene alimentata dalla sorgente Cerantonio di Vena Media».
Ad essere in gioco è «la salute pubblica che va assolutamente tutelata». E per fare ciò è necessario «attivare ogni tipo di prevenzione adottando tutte quelle misure atte a garantire la potabilità dell’acqua, con la costante manutenzione dei serbatoi, perdite fognarie e le riparazioni delle tantissime perdite idriche più volte segnalate che sono la causa di innesco delle contaminazioni».

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