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’Ndrangheta a Crotone: armi, droga ed estorsioni. Il Pm chiede il processo per 24 imputati

«Gli imputati devono andare a processo». Il pubblico ministero della Dda di Catanzaro, Paolo Sirleo, ha reiterato la richiesta di giudizio per i 24 (su 33 complessivi) imputati che hanno optato per il rito ordinario nell'ambito del procedimento nato dall'inchiesta che sgominò la cosca Corigliano-Comito di Rocca di Neto (per gli altri nove si profila il giudizio abbreviato). Si tratta dell'operazione che, scattata il 19 dicembre 2022 con 18 fermi eseguiti dagli agenti della Squadra mobile di Crotone, disarticolò la ‘ndrina capeggiata secondo gli investigatori da da Pietro Corigliano. Una cosca, che per gli inquirenti, avrebbe allungato i suoi “tentacoli” fino agli Stati Uniti. Davanti alla giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Catanzaro, Sara Mazzotta, il pm ha ripercorso i passaggi più importanti dell'attività investigativa che, come si ricorderà, prese piede a marzo 2020 in seguito ad un’informativa dell’Fbi sulle ipotizzate estorsioni che alcuni esponenti dell’organizzazione criminale rocchisana avrebbero perpetrato ai danni di gestori di locali a Manhattan. Il rappresentante dell'accusa s'è così soffermato sul presunto “core business” dei Corigliano-Comito: ossia, le richieste di “pizzo” con le quali sarebbero state vessavate cliniche private, aziende agricole e attività commerciali del territorio. Il tutto, secondo i magistrati, con un “modus operandi” collaudato: il «versamento» di denaro - che in alcuni casi arrivava a toccare i 2mila euro mensili - «avveniva attraverso un meccanismo ben oliato, in forza del quale, non appena le vittime erano pronte a versare la somma, queste ultime contattavano direttamente i Corigliano, dissimulando un ordinativo di cornetti» ad un bar riconducibile alla cosca.

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