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Catanzaro, i 25 anni dell’Università Magna Graecia tra sfide vinte e progetti

Il traguardo dell’ateneo catanzarese “plasmato” dal rettore Venuta. A breve la staffetta De Sarro-Cuda

Venticinque anni vissuti intensamente da un ateneo che continua a cercare nuove opportunità di crescita, sia sotto il profilo didattico-formativo che sotto quello logistico e organizzativo. Il 1. gennaio 1998 l’Università Magna Graecia muove i primi passi ufficiali, dopo un lungo cammino degli studi accademici nel capoluogo di regione partito negli anni ’70, quando i pochi corsi di laurea a Catanzaro erano legati ad altre università del Mezzogiorno.

La visione del suo primo rettore, il compianto Salvatore Venuta (scomparso nel 2007 mentre era in carica), era quella di un ateneo che fosse integrazione di saperi, confronto tra competenze e, quindi, crescita costante. Un mantra concretizzato poi nella creazione del campus di Germaneto, che porta il suo nome, dove la vicinanza degli edifici sta proprio a indicare questo scambio e sostegno costante tra i vari saperi.

Ieri è stato un momento emozionante per tutti. Un auditorium d’ateneo gremito. Docenti universitari, ricercatori, qualche studente curioso e molti, tanti rappresentanti delle istituzioni. Un pomeriggio celebrativo per i 25 anni dell’Università Magna Graecia di Catanzaro trascorso tra ricordi e propositi per il futuro. Alla dickensiana maniera raccontano dell’Unicz i rettori del passato tra cui Aldo Quattrone, il rettore attualmente in carica Giovambattista de Sarro e il rettore del prossimo futuro Giovanni Cuda.
«Siamo un’università giovane, forse tra le più giovani d’Italia e 25 anni sono già un primo risultato». Ha commentato De Sarro, che ha aggiunto: «Dobbiamo valutare quello che abbiamo fatto, portare avanti quello che è giusto e mettere da parte quello che probabilmente abbiamo fatto male».
E tra le cose fatte, De Sarro ne ricorda alcune per sciogliersi quasi in un “pianto” al pensiero di ciò che avrebbe voluto realizzare senza, però, nel corso del suo mandato, riuscirci portando con sé, ormai a pochi giorni dal passaggio di consegne un grosso rammarico: «Sono fiero – ha sottolineato – dell’aumento del personale amministrativo, dei ricercatori e dei professori che ha permesso all’ateneo di crescere in maniera armonica e ottenere dei risultati. Cosa non ho potuto fare? Quello che mi premeva di più era creare cose che mancano in questa regione, la neuropsichiatria infantile e una scuola di specializzazione in ematologia».
Le celebrazioni, per il futuro rettore Cuda, sono, invece, «un’occasione bella perché è un quarto di secolo che esiste la nostra università. Per noi e per me deve rappresentare uno punto di partenza, un momento in cui le azioni che cercherò di attuare allo scopo di migliorare la qualità e la performance del nostro ateneo dovranno essere sempre più incisive e questo sarà quello che cercherò di fare durante il mio mandato». Tra gli ospiti anche il ministro della Salute Orazio Schillaci, impegnato dal mattino in un tour istituzionale tra la Cittadella e l’ateneo.

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